In occasione della giornata contro la Violenza sulle donne il ricordo del cortometraggio Violenza invisibile, il bellissimo progetto di Alessia Bottone e Michele Velludo, interamente girato a Verona nel 2019. Il tema è quello della violenza psicologica i cui effetti sono più gravi in questo periodo di convivenza forzata a causa del Covid. Un anno fa, mercoledì 27 novembre, alle ore 16:30, nella Sala Convegni del Palazzo della Gran Guardia di Verona, si è svolta la proiezione in prima assoluta del cortometraggio che ha aperto l’evento “Violenza psicologica. Riconoscerla e difendersi”, co-organizzato dalla Consulta delle Associazioni Femminili di Verona e dall’Assessorato alle Pari Opportunità del Comune di Verona nell’ambito delle iniziative promosse dall’Assessorato in occasione della Giornata mondiale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
L’importanza di un evento sulla violenza psicologica
L’incontro, accreditato dall’Ordine degli Avvocati di Verona e aperto al pubblico ha visto la partecipazione di Fabio Roia, magistrato del Tribunale di Milano, Cinzia Mammoliti, criminologa, Ivana Petricca, Questore di Verona e Silvia Belloni, avvocatessa e Consigliera dell’Ordine degli Avvocati di Milano.
La conferenza, moderata dal giornalista Enrico Giardini, è stata una coinvolgente occasione per affrontare il tema della violenza psicologica in tutte le sue sfaccettature e individuare soluzioni volte a riconoscerla e difendersi.
Come ha sottolineato pubblicamente il Magistrato Roia durante l’evento, l’interpretazione di Rita Colantonio nei panni di Giovanna è stata particolarmente toccante e reale nel raccontare le dinamiche emotive di chi è vittima di violenza psicologica. L’attrice è riuscita a rendere in tutte le sue sfumature il racconto di una donna che pubblicamente sembra apparentemente serena e soddisfatta del suo lavoro, ma che tra le pareti di casa vive e subisce in segreto l’incubo dei maltrattamenti del marito.
Il cortometraggio ambientato e prodotto a Verona, si ispira al libro di Bruna Colacicco “Eppure sono lieve” (Manni editore) che descrive la storia di Giovanna, donna sposata con figli, vittima di violenza psicologica e che si trova ad affrontare un percorso di consapevolezza dopo anni di maltrattamenti subiti dal marito. Il docu-film comprende due interviste: di Franca Consorte, psicologa di Verona, e di Cinzia Mammoliti, criminologa di Milano volte ad analizzare il tema da un punto di vista tecnico, definire la figura del maltrattante e della vittima oltre agli effetti della “violenza assistita” sui figli.
Le parole della regista Alessia Bottone
Come dice in un’intervista la regista Alessia Bottone: «Ho cercato di portare in scena le devastanti conseguenze della violenza psicologica, oltre alle laceranti ferite scolpite nel cuore di coloro che la subiscono. Giovanna, la protagonista del cortometraggio, interpretata dall’attrice Rita Colantonio, è una donna che all’apparenza vive un’esistenza appagante, si muove per la città allegra e fiduciosa. Il suo comportamento muta nel momento in cui rientra a casa. Giovanna vive con ansia l’attesa del marito. Ha paura di tutto perché tutto quello che fa è sbagliato agli occhi del marito e ogni piccolo errore darà seguito a giorni di insulti, silenzi e maltrattamenti. In quei minuti i suoi flashback e i suoi pensieri si intrecciano a quelli delle amiche che tentano di aiutarla e, mano a mano, riesamina il suo vissuto e la sua condizione. Un percorso di consapevolezza che segna un punto di non ritorno e l’inizio di una nuova vita».
La psicologa Franca Consorte aggiunge: «La violenza psicologica, essendo invisibile poiché non porta con sé i lividi e i segni dell’aggressione, è molto più subdola e difficilmente riconoscibile, perché agisce sulla psiche con le parole e con il silenzio e procura molti più danni di quella fisica in quanto la vittima arriva a negare ciò che le sta realmente accadendo».