“Donne di sabbia” opera prima dell’attrice e regista Rita Colantonio

Donne di sabbia, opera prima dell’attrice e regista Rita Colantonio, selezionata nei principali festival internazionali (Cannes, Clermont Ferrand, Sguardi Altrove, David di Donatello, Montecatini Film Festival). Il corto è stato premiato a Milano da Rutger Hauer presidente di I’ve Seen Films Festival come Migliore Opera Prima (Best First Work 2010).  Nel 2012 in Spagna a Badalona (Barcellona) Rita Colantonio ha ottenuto il riconoscimento come Miglior Attrice dalla Giuria internazionale di Filmets per l’interpretazione in questo corto.

Donne di Sabbia cortometraggio locandina

 

“Donne di sabbia”: come l’autrice e interprete Rita Colantonio racconta le fragilità femminili

L’intreccio delle vite di donne diverse per età, personalità, estrazione sociale rivela aspetti del mondo femminile nascosti ad un primo sguardo. Un denominatore comune lega il destino di tutti i personaggi femminili: aver fondato la propria vita su certezze successivamente sgretolatesi come sabbia. La trama del corto Donne di sabbia è l’occasione per affrontare differenti tematiche appartenenti all’universo femminile: la mancanza di autostima, l’esasperazione dello spirito di sacrificio fino all’annullamento di sé e lo spreco della propria vita, il mistero dell’Altro (di chi ci vive accanto), la difficoltà di comunicare con le persone amate.

“Donne di sabbia” nella rassegna Corti al Salotto all’Herborarium Museum di Catania

Il corto Donne di sabbia sarà proiettato per la prima volta in Sicilia sabato 20 giugno 2015 alle ore 20 nell’ambito della rassegna di incontri culturali Corti al Salotto di via Crociferi a Catania presso Herborarium Museum.

Al termine della proiezione del cortometraggio di Rita Colantonio “Donne di Sabbia” seguirà un dibattito sui temi affrontati condotto dalla psicologa Gianfranca Graziani, che a tal proposito scrive:

“Disorientamento ed eclissi.
La costruzione sulla sabbia nel suo sgretolarsi, può rivelarsi improvvisamente utile per insabbiare ciò che non si vuole vedere: vivere una vita che trae senso unicamente dalla relazione con l’altro.
Da questa provocazione può nascere una nuova consapevolezza di sé: sgretolarsi per ricostruirsi.
Re-citare nuovi ruoli.”

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